Il dono di una donna a tutte le altre donne

Prefazione del libro Mi descrivo un’emozione di Daniela Pronestì - Direttore responsabile di La Toscana Nuova.

Non è semplice descrivere un’emozione, trovare le parole giuste per farlo. Si rischia di scadere nella retorica, nel facile sentimentalismo, di cercare a tutti i costi un significato che non sempre arriva. L’emozione nasce libera, impossibile prevederla: è un regalo inatteso, una scoperta continua, una rivelazione improvvisa. È possibile osservarla, vedere come evolve, esserne attori e spettatori al con-tempo. Ma quando pensi di afferrarla, di averla finalmente in mano, proprio allora ti sfugge; una volta, e poi di nuovo ancora, in una gara già persa in partenza. Anche a questo giova la poesia: a farci comprendere quanto indomita e imprendibile sia l’emozione, e quanto il poeta si lanci, ogni volta, in questa stessa sfida, sedotto da una forza a cui non può resistere.

Questo libro nasce dalle tante sfide che Galina Negruta ha affrontato per mettere nero su bianco le proprie emozioni. Di descriverle, dunque, di ricondurle entro il verso poetico, sforzandosi di non tradire l’intensità con cui le ha vissute. All’inizio, appunti sporadici, parole nate per caso, senza preavviso: fiori dello stupore di una bambina cresciuta nella tranquillità della campagna. Col tempo, le emozioni hanno preso forma, e con esse anche le parole: un fiume in piena, inchiostro che scorre sul foglio, a fermare attimi, a scolpire gioie e dolori, a dare significato agli eventi. Fino a sentire crescere sempre di più, giorno dopo giorno, l’esigenza di fare della poesia una compagna di vita. Scrivere come vivere, cercare le parole come si cerca il senso delle cose, accogliere l’emozione e non lasciarla andare. E ancora: limare, affinare, perfezionare la scrittura, giungere ad una struttura ariosa, fluida del verso, alla “leggerezza” di paroleche entrano in profondità pur sapendo volare, a muoversi con agilità da un contesto emotivo all’altro: dalla natura all’amore, dal ruolo di donna a quello di madre, dal racconto di sé alla ricerca del sentire universale.

Quelle di Galina Negruta sono poesie “circolari”, come lo è il libro nel suo complesso. Circolari perché vivono di ritorni, di tematiche ricorrenti, di emozioni ripetute, in un costante cre-scendo di intensità. Circolari perché ogni poesia disegna un cerchio perfetto, con rime alternate, as-sonanze, allitterazioni, un divenire continuo di richiami tattili, visivi, di suoni. Circolari, infine, per-ché il libro comincia con “io sono” e si conclude con “la mia cura”, un modo per dire che la poesia è, prima di tutto, atto d’amore per sé stessi. Nel mezzo, tra inizio e chiusura del cerchio, c’è la vita, che scorre portando con sé amori, abbandoni, ferite, sorprese, insegnamenti. E mentre la vita “accade”,

Galina “diventa” brezza, piuma, vento, mare, foglia; cerca comprensione, verità, armonia nel mondo naturale. Quello che spesso le manca nel rapporto con gli altri: con chi tradisce, con chi non ascolta, con chi dispensa illusioni, con chi se ne va. Immergersi nella natura, essere natura, sentirsene parte, in ogni fibra: così, si scopre nuvola mentre osserva il cielo, diventa piuma per abbracciare il vento, sente la pioggia caderle sul viso come fossero lacrime. Intorno a lei, le foglie “gridano”, le querce “sussurrano”, la rugiada “piange”. L’intera natura è coinvolta nello “spettacolo” delle sue emozioni.

Ma a nulla varrebbe l’incanto di questa intima connessione con la realtà fuori, se non vi fosse l’amore ad accompagnarla in ogni sua esperienza. «La natura tutta uguale sembrerebbe / e mi sentirei malatae sconfitta», questo accadrebbe se non ci fosse amore dentro e intorno a lei. Amore, dunque: parola che in sé contiene tutto, tutto il bene e tutto il male, tutta la felicità e tutta la sofferenza. Parola che non si può dividere ma che si può moltiplicare, perché l’amore è unico, mentre gli amori sono tanti. Amori che “fanno volare”, amori che insegnano ad amare, amori che lasciano indelebili ferite; amori da mettere “sul comodino”, amori con cui andare lontano, amori da donare alle stelle; amori da amare con passione, amori da sussurrare, amori da nutrire di silenzi; amori vissuti, amori immaginati, amori rubati; amori dell’addio, amori del “forse ancora”, amori del “per sempre”; amori da proteggere, amori da lasciare andare, amori da cancellare; amori per scelta, amori per gioco, amori per amore.

Questo libro tocca, dunque, tutte le corde del sentimento: si parla di amore passionale, amore materno, amore filiale, amore universale. Donna, madre, figlia: tre diversi ruoli accomunati, in questo caso, da un’incrollabile fede nella potenza dell’amore. E mentre come donna Galina è spinta dal sentimento a vivere esperienze contrastanti – dall’estasi del primo incontro alla rincuorante certezza dell’aversi, fino al triste epilogo della rottura –, come madre e come figlia sperimenta la sicurezza di un legame che nulla potrà mai sciogliere. «Il nostro amore è perenne» scrive alle figlie, «mi avete regalato il mondo»; quando è lei, invece, ad essere figlia, riserva alla madre parole di tenerezza e riconoscenza: «Sei primavera nei tempi più duri / vegli su di me di notte e di giorno / sei il mio idolo, sei il mio dono».

Anche l’amore per gli altri, per il mondo in generale, trova spazio in questi versi, con la poesia dedicata ad un’amica, l’invito al viaggio rivolto a chiunque voglia accoglierlo, la riflessione sul biso-gno dell’uomo oggi di ritrovare la pace, di tornare ai «veri valori». Tra gli elementi a completare il cerchio, la particolare struttura del libro, con un pensiero dell’autrice ad introdurre ogni poesia, per anticiparne l’atmosfera, le note emotive, ma anche per ampliarne le possibili chiavi di lettura. Il ri-sultato è un lavoro, ancora una volta, circolare, che condensa al suo interno vita vissuta, verità, espe-rienze, per offrire una riflessione sulle tante sfaccettature dell’universo femminile. Un atto d’amore, un respiro corale, nel dono di una donna a tutte le altre donne.

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Presentazione della scrittrice Galina Negruta

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Illustrazioni del libro Mi descrivo un’emozione.